venerdì 18 marzo 2011

Cosa ne penso dell'energia nucleare

L'Italia ha davvero bisogno del nucleare?






"...Bisogna considerare che in ingegneria il fattore di rischio si calcola sempre e solo in senso statistico: ovvero, in base alle probabilità che si verifichi un evento. La probabilità di un incidente nucleare è davvero molto bassa statisticamente, visti tutti i sistemi di sicurezza e tutti i controlli che si eseguono: purtroppo la storia continua a dimostrarci che “basso” non significa “inesistente”. Inoltre, quando/se accade l’incidente nucleare, le conseguenze sono sempre di dimensioni epocali...
Il vero, grande problema del nucleare sono le scorie. Che nessuno ha ancora capito come e dove smaltire. 
E bisogna ricordare che le scorie della centrale sono una parte minima dell’intera filiera: perché si producono scorie dall’estrazione, e poi dal trasporto, e poi dalla lavorazione, soprattutto dall’arricchimento dell’uranio. L’incidente fa sicuramente molta più impressione, ma i rischi più gravi del nucleare stanno nell’incapacità di trattare/smaltire le scorie. 
E questo dobbiamo ricordarlo SEMPRE, non solo quando succede il disastro: perché magari adesso ci diranno che la centrale giapponese era di seconda generazione, che aveva 40 anni, che adesso ci sono centrali più moderne e ancora più sicure (stessa cosa già detta per Chernobyl…): ma nessuno può ancora dire “abbiamo risolto il problema delle scorie”. Perché non è mai stato risolto e non si vede, all’orizzonte, alcuna soluzione concreta."
(tratto da un'intervista a Paolo Forzano, ingegnere meccanico nucleare savonese. Dei suoi sessantatre anni, 28 li ha trascorsi lavorando per una delle principali società mondiali del settore, l'Ansaldo Nucleare)


lunedì 14 marzo 2011

Alimentazione vegetariana nei bambini: una scelta sicura

Quest'oggi riporto un articolo tratto dal sito scienzavegetariana.it con l'intento di sfatare luoghi comuni e una non corretta informazione (o peggio pregiudizio da ignoranza) riguardo l'alimentazione vegetariana nei bambini. 


L'ulteriore conferma che l'alimentazione vegetariana per i bambini sia una scelta sicura ci viene  dallo studio su 97 bambini italiani effettuato dall'equipe del prof. Pinelli.

Il prof. Leonardo Pinelli, pediatra, nutrizionista, già Direttore del Centro di Diabetologia Pediatrica, Nutrizione Clinica e Obesità dell'Università di Verona, nonché vice-presidente di Società Scientifica Nutrizione Vegetariana (SSNV), ha reso noti i risultati di uno studio su 97 bambini vegetariani e vegani durante il congresso "I vegetali: caratteristiche nutrizionali e proprietà farmacologiche" tenutosi a Parma il 18-19 febbario.

Dei 97 bambini, 86 erano latto-ovo-vegetariani, 11 erano vegani, e sono stati seguiti dall'ambulatorio di Verona nel primo e secondo anno di vita. 
Dai dati anamnestici e di laboratorio si è potuto rilevare che la crescita dei bambini era normale e solo in un caso di mancata integrazione di vitamina B12 (che si ritrova nei cibi di origine animale) da parte della madre di un bambino vegan allattato al seno si è evidenziato un iniziale problema di accrescimento, subito normalizzato con l'opportuna integrazione di vitamina B12 di sintesi batterica nella madre e nel bambino.

Il prof. Pinelli ha spiegato inoltre che i bambini vegetariani si ammalano di meno dei loro coetanei onnivori e che l'alimentazione vegetariana pianificata in età pediatrica è sicura.
E' da chiarire che la pianificazione dell'alimentazione nei bambini deve avvenire sempre, il "fai da te" senza consulenza pediatrica è da evitare in tutti i casi, non solo in caso di alimentazione vegetariana, ma anche e soprattutto per quella onnivora

Infatti è caso mai l'alimentazione onnivora oggi proposta dai pediatri che deve essere meglio pianificata, a partire dal divezzamento, viste le conseguenze sullo stato di salute dei bambini e adolescenti di oggi. In questa fascia di età abbiamo il record dell'eccesso ponderale in Europa: il 21,2% dei bambini italiani è in sovrappeso o obeso, il 27,5% dei bambini non mangia mai verdura cruda e il 40% non consuma mai verdura cotta (2009 MDC, nell'ambito del progetto europeo Periscope - Pilot European Regional Interventions for Smart Childhood Obesity Prevention in Early Age - www.periscopeproject.eu).
Inoltre, molte delle malattie che una volta comparivano in età adulta sorgono oggi in età pediatrica. 
Nella Posizione Ufficiale dell'American Dietetic Association (ADA) del 2009 è ben specificato, invece, che l'alimentazione vegetariana è in grado di prevenire e curare gran parte di queste malattie: "E' posizione dell'American Dietetic Association che le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete vegetariane totali o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie". E sempre nella Posizione Ufficiale ADA troviamo, in riferimento anche ai bambini "Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusa gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, e per gli atleti."

E' dunque fondamentale che i pediatri di famiglia dedichino più attenzione alla nutrizione, a partire dal primo anno di vita, nella consapevolezza che una nutrizione corretta consente al bambino di crescere bene al riparo dalle principali malattie. 
In particolare è necessario che i pediatri non solo non ostacolino la scelta vegetariana da parte dei genitori, ma raggiungano con il tempo un livello di formazione tale anche in questo campo da poter fungere da supporto alle famiglie, senza costringerle al fai da te, che è sempre da evitare, in ogni tipo di alimentazione.

http://www.scienzavegetariana.it/news_dett.php?id=1107
http://www.aamterranuova.it/article1221.htm

Come e perché la scelta vegetariana può essere adeguata fin dall'infanzia. Ce ne parla Luciano Proietti, medico pediatra, specialista in Pediatria presso l'Università di Torino, specialista in Chirurgia Pediatrica presso l'Università di Padova, assistente in pediatria presso il reparto di malattie infettive dell'Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino dal 1973 al 1978, dirigente medico presso la divisione di Chirurgia neonatale dell'Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino dal 1978 al 1995.

martedì 8 marzo 2011

Il latte di mucca: è davvero indispensabile, soprattutto per i bambini? E che dire dell'osteoporosi?


I risultati degli studi sui benefici del latte vaccino sono controversi, infatti dall'ultima revisione da parte del WCRF (Worl Cancer Research Fund, ovvero il Fondo Mondiale della Ricerca sul Cancro le cui raccomandazioni pubblicherò in un prossimo post) non è emersa una particolare raccomandazione su questo alimento.
Il prof. Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Predittiva e per la Prevenzione della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, nel video ci spiega uno dei motivi per cui noi e i nostri bambini non abbiamo bisogno di un consumo quotidiano di latte e/o di formaggi.
Bisogna anche tener presente che quello che troviamo nei nostri supermercati è un latte che proviene da mucche allevate intensivamente con mangimi che niente hanno a che vedere con l'erba di un pascolo... 





Sempre in un'altra intervista, il Dr. Berrino afferma che lo yogurt sarebbe il migliore tra i derivati del latte, ma attenzione all'etichetta! 

Lo yogurt alla frutta è fortemente sconsigliato, principalmente per l'alto contenuto di zucchero.
Lo yogurt deve essere di solo latte a cui aggiungere la frutta fresca (di stagione) o l'uva passa (o altra frutta secca), o del miele, per dolcificarlo. Quindi è possibile consumarlo di tanto in tanto. Fonti alternative di calcio? 
Semi di sesamo tostati e tritati (si trovano nei negozi di prodotti biologici anche già pronti con il nome di "gomasio", contiene anche sale marino integrale) e da mettere sull'insalata o nelle minestre, sulle verdure cotte, sulla pasta invece del parmigiano, ecc...
Ah! stavo dimenticando le mandorle (non tostate nè salate, per assumere anche gli altri nutrienti) che sono un'altra ottima fonte di calcio.
E ovviamente la verdura a foglia verde scuro, le brassicacee (cavolo, broccoli, verze, ecc...) 
E poi, scusate...le mucche, animali erbivori, da dove prenderebbero il calcio per la produzione di latte? 


La Dott.ssa Luciana Baroni (Medico Chirurgo, Nutrizionista e specialista in Neurologia, Geriatria e Gerontologia, Dirigente Medico di Neuroriabilitazione, socio fondatore e presidente in carica di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (SSNV))  nel video seguente ci spiega perchè il latte e i formaggi non danno l'apporto di calcio utile per contrastare l'osteoporosi, anzi la favoriscono...




Allora, che mi dite? ci credete ancora alle pubblicità?

Tornerò sull'argomento latte per parlare degli alimenti alternativi, soprattutto per i più piccoli.


http://www.infolatte.it/salute/danni_latte.html

domenica 6 marzo 2011

Il kiwi fa aumentare l'immunità innata sulla superficie della mucosa intestinale / Whole kiwifruit confers gut health and immune benefits both directly and indirectly through prebiotic effects

La Dott.ssa Juliet Ansell, Food & Nutrition Science Group Leader per Plant and Food Research in Nuova Zelanda, conduce le sue ricerche esplorando le interazioni tra cibo, intestino umano e l'ecosistema microbico residente.
Il cuore del suo programma di ricerca è quello di esaminare specifici cambiamenti nella composizione e attività della microflora gastrointestinale mangiando kiwi.
Questa ricerca originale verrà presentata per la prima volta a Ginevra in Svizzera in occasione del prossimo "VitaFoods Europe" a maggio 2011, e verrà descritto il ruolo di questo frutto nel promuovere l'immunotolleranza (ovvero una buona immunità) rispetto all'infiammazione (ovvero una cattiva immunità) attraverso un meccanismo mediato dall'intestino. Con la comprensione dei cambiamenti chimici subiti dal frutto durante la digestione, dell'analisi chimica dei carboidrati, della microbiologia e immunologia/morfologia della mucosa è stato possibile giungere ad alcuni dei potenziali meccanismi d'azione. 
La Dottoressa Ansell e il suo gruppo di ricerca hanno provato che il consumo del frutto intero genera dei cambiamenti nella micromorfologia e funzionalità dell'intestino mediante un aumento della crescita e/o del metabolismo dei batteri commensali/benefici.
I ricercatori hanno avanzato l'ipotesi che il ruolo del kiwi può essere di "preparatore" (effetto 'prebiotico') piuttosto che di "attivatore" della risposta immunitaria e quindi promuoverebbe in tal modo l'immunotolleranza (la buona immunità) invece dell'infiammazione (o cattiva immunità).

Quindi, oltre a godere della quantità cospicua di Vitamina C contenuta in questo frutto, direi che abbiamo un ulteriore motivo di mangiare kiwi a volontà!
Ricordo, comunque di mangiare i kiwi e tutta la frutta in generale possibilmente la mattina e comunque lontano dai pasti per evitare fermentazioni e gonfiore addominale.




Food & Nutrition Science Group Leader at Plant and Food Research in New Zealand, Dr Ansell leads research exploring the interactions between food, the human gut and the resident microbial ecosystem. The core of her research programme is to examine the specific changes in the composition and activity of the gastrointestinal microflora by eating kiwifruit. This novel research, presented for the first time anywhere in the world, will describe the role of kiwifruit in promoting immune tolerance (or good immunity) rather than inflammation (bad immunity) through a gut mediated mechanism.
The central core of this research programme was to examine the specific changes in the composition and activity of the gastrointestinal microflora brought about by eating kiwifruit.
Through understanding the changes to kiwifruit through digestion, carbohydrate chemical analysis, microbiology and mucosal immunology/morphology we have come up with some potential mechanisms of action. The carbohydrate chemistry is essential for understanding the mechanism of prebiotic action via carbohydrate degradation by the microbes.
We have established that consumption of whole kiwifruit generates changes in gut micro-morphology and functionality via enhancing the growth and /or metabolism of commensal/beneficial bacteria. These bacterial-dependent components - independently/concomitantly with digestible kiwifruit components (specifically carbohydrates) serve to enhance innate immunity at the mucosal gut surface.  We put forwards the hypothesis that the role of kiwifruit may be as ‘priming’ rather than ‘activating’ the immune response so that it promotes immune tolerance (or good immunity) rather than inflammation (bad immunity) through a gut mediated mechanism.

venerdì 4 marzo 2011

"Nella tua pazienza è la tua anima" (Morihei Ueshiba, fondatore dell'AIKIDO)

Questo post lo dedico alla fretta, anzi, alla lentezza che è un qualcosa che ammiro molto della cultura orientale.
Una delle chiavi della padronanza delle arti marziali è che anche il movimento più rapido deve essere generato da una mente calma e riflessiva. E questo sembrerebbe in netto contrasto con il mondo moderno in cui viviamo; eppure riportando queste considerazioni sul piano del nostro benessere e della nostra salute, è ben documentato nella letteratura scientifica come lo stile di vita, i vissuti emozionali possano influire negativamente o positivamente sul nostro stato di salute.


"Un giovane praticante di arti marziali 
attraversò l'intera Cina per raggiungere la palestra di un famoso maestro.
Una volta giunto, il maestro gli diede udienza:
"Dimmi, cosa desideri da me?"
"Ti supplico con tutto il cuore di accettarmi come tuo discepolo. Voglio diventare il più abile praticante di arti marziali di tutta la Cina. Sarò il tuo servitore. Mi addestrerò senza requie. Quanto tempo impiegherò per imparare tutto?"
"Almeno dieci anni".
"Ma dieci anni è un bel pò di tempo!", protestò il giovane. "Se lavorerò il doppio di tutti gli altri tuoi discepoli, quanto tempo mi ci vorrà?"
"In tal caso ci vorranno vent'anni!"
"Ma cosa significa? Io mi addestrerò giorno e notte con tutte le mie forze per divenire un esperto il più velocemente possibile".
"Ah! Sì, certo. Allora in questo caso ci vorranno trent'anni!"
"Ma insomma, com'è possibile che, se dico che ci metterò più impegno, mi rispondete che ci vorrà più tempo?"
"E' semplice: una persona con tanta fretta è uno studente scarso. Se un occhio è continuamente diretto sulla destinazione finale, resta solo l'altro occhio per cercare la Via", rispose il maestro con un lieve sorriso arguto."




tratto da "I 36 stratagemmi, l'arte segreta della strategia cinese per trionfare in ogni campo della vita quotidiana", a cura di Gianluca Magi

martedì 1 marzo 2011

Il primo ospedale di medicina integrata in Italia, in Toscana a Pitigliano (GR)

Riporto qui di seguito un interessantissimo articolo pubblicato dal Corriere della sera nella sezione Salute il 28 febbraio 2011. Spero tanto che questo nuovo modo di concepire l'approccio con i pazienti, ovvero nel senso di una visione olistica dell'individuo, possa essere presa in seria considerazione e diventare una realtà in tutta Italia (finalmente!)...


È diventato realtà il primo ospedale di medicina integrata d’Italia nel quale specialisti di chirurgia, pronto soccorso e altre branche così dette tradizionali, lavorano a fianco di agopuntori, fitoterapisti e omeopati. Dopo anni di progetti, discussioni e qualche polemica, l’ospedale integrato, il Petruccioli di Pitigliano (Grosseto), ha iniziato a funzionare se pur con qualche limitazione. Per ora è possibile prenotare le visite degli ambulatori con gli specialisti di agopunture e omeopatia. Una terza disciplina, la fitoterapia, sarà attivata probabilmente già alla fine del mese. Le visite si prenotano al numero telefonico 0564/483500, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16, il sabato dalle 8 alle 12.
L’aspetto più innovativo del "Nuovo Petruccioli", dove per ora lavorano quindici medici, non sono gli ambulatori bensì la vera integrazione tra medicina tradizionale e complementare con erogazione dei servizi anche ai pazienti ricoverati. «Che possono decidere se eseguire solo la terapia convenzionale oppure integrarla con l’omeopatia, l’agopuntura e tra poco anche la fitoterapia - spiega Fabio Roggiolani, già presidente della Commissione sanità della Regione Toscana, il principale artefice politico del progetto -. Una volta dimessi, inoltre, avranno la possibilità di essere seguiti dagli specialisti anche nella forma ambulatoriale». La nascita del primo ospedale italiano di medicina integrata segue la legge regionale che ha messo sullo stesso piano le due "medicine". E per far ciò sono stati stipulati accordi con le associazioni professionali. «Gli ordini dei medici, degli odontoiatri, dei farmacisti e dei veterinari - spiega Roggiolani - hanno istituito elenchi nei quali si certifica l’attività di quei professionisti che hanno i requisiti per esercitare la medicina complementare». Nel futuro del progetto c’è anche l’impiego di discipline bionaturali, ovvero tutte quelle pratiche legate ai massaggi e alla ginnastica orientali per migliorare la qualità della vita. Tra questi anche la terapia del suono che sarà seguita da Fabio Pianigiani, musicologo, docente all’Università di Siena.

MALATTIE CRONICHE - I medici lavoreranno in équipe. «Non ci sarà una separazione tra medicina tradizionale e complementare ma un’integrazione - spiega Simonetta Bernardini, pediatra, responsabile scientifico del progetto sanitario - per offrire ulteriori possibilità terapeutiche ai pazienti soprattutto nella cura di malattie croniche oggi di difficile risoluzioni. Tra queste malattie respiratorie e gastrointestinali croniche, malattie dermatologiche. Saranno erogati anche servizi di riabilitazione ortopedica, trattati casi di dolore cronico, esiti di ictus e si userà la medicina complementare per contrastare gli effetti collaterali della chemioterapia in oncologia e nelle cure palliative». Insomma, una rivoluzione, che potrebbe far superare anni di polemiche e incomprensioni tra la stessa categoria medica da sempre divisa su omeopatia, fitoterapia e agopuntura.